Il Santino Manufatto – I Canivet del XVIII secolo
Il Canivet
Il Santino manufatto o il Canivet del XVIII, è più antico nella sua genesi.
Esso infatti si fa risalire ai tempi della Controriforma con cui i fautori vogliono mettere fine al lassismo degli affollatissimi monasteri, imponendo la regola di dedicare alcune ore della giornata al lavoro manuale in comune. In tal modo si ovviava la pericolosità dell’ozio e il ricamo di paramenti sacri e di corredi commissionati da privati, diveniva fonte di sussistenza per il monastero e, nel contempo, si dava alle singole monache la possibilità, sia pur inconsapevole, di una libera espressione dalla loro creatività delle loro capacità esecutive.
I Santini manufatti nacquero in questa atmosfera, sviluppandosi in Francia, Germania, Italia, Belgio e Austria, come momenti ricreativi ma anche come momenti di lavoro per creare quei doni che venivano fatti ai benefattori e alle educande. La tecnica dell’intaglio comunque non restò chiusa a lungo dietro le grate dei monasteri, ben presto artigiani ed artisti in genere se ne appropriarono già nel XVI secolo, era uso infatti intagliare le incisioni ed applicarle su supporti di stoffa. Anche se la produzione dei canivets non è più monopolio dei monasteri il soggetto è quasi sempre di origine religiosa.
I soggetti profani riproducono solitamente paesaggi campestri, marini, uccelli, fiori, piante in genere mentre per quelli a carattere sacro si parla di innumerevoli soggetti, Gesù, Maria, Santi e Sante…..etc.
Nel XVIII secolo il canivet assume la sua vera e propria configurazione, come la conosciamo oggi. Un rettangolo di carta o pergamena a con al centro un ovale miniato riproducente il soggetto, con tutto attorno un sottilissimo intaglio ispirato a architetture ecclesiastiche quali colonne, altari, tabernacoli e intrecci ad otto (simboleggiante l’eternità) e il cuore (simboleggiante lo Spirito Santo) e impreziosito con trini, vegetazioni varie, merletti e filet ed alcune volte con animali, uccelli e figure umane; in basso un cartiglio con la scritta esplicativa del soggetto. Se la forma rettangolare è quella più adottata, la fantasia degli artisti non manca di creare anche forme diverse, a ventaglio, ovali, triangolari, etc.
Il procedimento era il seguente:
1) Sul foglio di carta o pergamena veniva effettuato il disegno
dell’intaglio con l’ovale al centro per l’icona e in basso il cartiglio.
2) Con il Canif (il coltellino affilato, da cui il nome) veniva eseguito
l’intaglio sul disegno.
3) Infine veniva realizzata l’icona, il cartiglio e le colorature.
Data la particolarità dell’unicità del manufatto sono considerati i pezzi di maggior pregio.
Gli Intagli – Collage
Quasi contemporaneamente alla creazione dei Canivets manufatti, le suore dei monasteri come anche le ragazze che venivano istruite da loro, davano libero sfogo alla fantasia ed alla creatività e con l’uso di materiali vari quali: stoffa, perline, fili d’oro o d’argento, carte di diversa natura e fibra, nastrini, etc.
Tra le creazioni spiccano i cosiddetti Porta-Infante, ovvero la rappresentazione di Gesù bambino in fasce.
I porta-infante riproducono l’immagine di Gesù Bambino in fasce, esse venivano create sulla base di una merlettatura ritagliata con le forbicine e puntinata ad ago. Su di essa veniva applicata una testina ed alcune volte anche le manine in cromolitografia di Gesù Bambino e con le stoffe o carte particolari e diverse si creano le fasciature.
Oltre ai Porta-Infante non è raro trovare dei santini-collage che hanno altre tematiche.